top of page

Lo Shiba

gruppo shiba inu

L’evoluzione dello Shiba e di tutte le altre razze Giapponesi è profondamente legata alla storia del Giappone… per capire a fondo questa razza è importante dare un accenno al contesto storico e culturale attorno al quale il concetto di razze giapponesi si sviluppò, per cercare di capire come il percorso storico stesso del Giappone ha influito dalla metà del 1800 in poi sul processo di riconoscimento delle varie razze native e sull’evoluzione dello shiba fino ad arrivare ai giorni nostri.

Storia della razza

Prima del 1600 il Giappone era un paese dilaniato da continue lotte interne tra signori feudali. Questa instabilità segnò l’ascesa del guerriero, il samurai, figura cardine dell’intero periodo Sengoku (dal 1467 al 1603) in un paese spezzettato e in costante guerra tra potenti. Ma quando lo shogunato Tokugawa prese il controllo del paese e lo riunificò sotto un unico potere grazie a  Tokugawa Ieyasu nel 1603, il primo passo fu quello di ricercare una concreta stabilità politica e sociale che rafforzasse il potere centrale e l’economia del Giappone.

Il Giappone feudale era caratterizzato da una struttura socio-politica basata su una gerarchia rigida: al vertice della piramide sociale si trovava lo shogun, il comandante militare supremo, che deteneva il potere effettivo sul paese, anche se formalmente sottoposto all'imperatore, la cui figura era più cerimoniale che esecutiva. Questa struttura garantiva ordine e stabilità, ma anche una rigida stratificazione sociale e un sistema di obblighi reciproci tra i vari livelli della gerarchia.

Questo periodo di pace (periodo Edo - dal 1603 al 1868) che durò più di 200 anni, fu anche un periodo di isolamento dagli occidentali, ad eccezione di una stazione commerciale olandese a Nagasaki. Tutto terminò bruscamente nel 1854, con gli americani spinti dalla loro ondata colonialista a bussare alle porte del Giappone, obbligandolo alla firma del Trattato di Kanagawa.

L'arrivo degli occidentali significò l'inserimento in Giappone di numerose razze canine nuove, che furono viste in prima battuta come razze superiori a quelle locali: il cane occidentale obbediva al padrone, non abbaiava ed era di razza "pura", qualità che i cani giapponesi, per lo più abitanti delle strade e senza fisso padrone, non avevano. Nacquero quindi i primi incroci, che portarono alla creazione di nuove razze.

Questa emulazione delle presunte buone pratiche occidentali a discapito delle razze canine autoctone e la tendenza della maggior parte della popolazione a favorire le razze straniere sulle razze native, continuò fino alla fine degli anni '20. In questo lungo processo di modernizzazione del Giappone moltissimi cani indigeni continuarono ad essere eliminati, fino a quando un nuovo movimento e una nuova consapevolezza nazionale iniziò a valorizzare quei cani nativi tanto denigrati fino a riconoscerli e consacrarli come vere e proprie razze giapponesi.

1928 : Nasce il Nihon ken hozonkai, per classificare e preservare i cani nativi del Giappone.

La fondazione del Nihon Ken Hozonkai (denominato NIPPO) salvò i cani autoctoni dall'estinzione. I primi membri del Nippo si recarono nelle zone remote del Giappone per trovare cani con le caratteristiche il più vicino possibile agli standard ed iniziarono veri e propri programmi di allevamento.

In un relativo breve lasso di tempo, le razze giapponesi passarono da cani derisi, scacciati e perseguitati da accalappiacani ad un vero e proprio status symbol, esempio di superiorità della razza rispetto a quelle occidentali, fonte di orgoglio nazionale ed imperiale.

Tutto questo interesse prima degli anni Trenta era impensabile:  mancava soprattutto una classe media borghese in Giappone che potesse avere le capacità anche economiche per sostenere i costi di un cane. Era necessaria la maturazione sociale di questo gruppo di persone, affiancato a un senso di rivolta ideologica nei confronti dell'occidente e della sua corrosiva modernità, per creare un fertile terreno per la svolta di cui Saito Hirokichi si fece fautore.

Ma da dove derivano le razze giapponesi?

Per molto tempo si è pensato che i cani discendessero dai lupi.

Il confronto delle sequenze di DNA mitocondriale di cani, coyote, sciacalli e lupi mostra che i cani sono effettivamente più vicini ai lupi rispetto ad altre specie di canidi, indicando che cani e lupi sono parenti stretti. Tuttavia, le ricerche condotte negli ultimi anni hanno dimostrato che i cani e i lupi attuali sono, in realtà, entrambe sottospecie che si sono discostate da un antenato lupo comune, ora estinto.

Quindi, se cane e lupi condividono un antenato comune, come e quando il cane si è separato da questo antenato? Come, in altre parole, i cani sono diventati cani?

La ricerca su questa questione è ancora in corso, ma sembra probabile che all'interno di questa specie di lupo preistorico si trovassero singoli animali che non avevano paura di avvicinarsi agli umani e che gli umani, vedendo il vantaggio di avere un compagno di caccia o un animale che potesse fare la guardia di notte, tollerava la presenza di questi “lupi che non si comportavano da lupi”.

 

Questa relazione simbiotica tra umani e lupi iniziò circa 20.000 anni fa e successivamente gli antenati dei lupi furono addomesticati e divennero cani circa 15.000 anni fa.

Si è scoperto che il cane è stato addomesticato nell'Asia orientale. Potrebbe essere stato addomesticato più di una volta, probabilmente anche nel sud Asiatico, per poi diffondersi presto nel vicino Giappone e nel resto del mondo.

Basandosi sull'analisi genetica di più di 1.500 cani giapponesi, il prof. Yuichi Tanabe fu in grado di dimostrare quando e in che modo i primi cani arrivarono dal continente asiatico in Giappone.

Secondo la sua ricerca i primi cani arrivarono in Giappone in due ondate di immigrazione: la prima con le popolazioni Jomon dal sudest asiatico attraverso Taiwan e le isole Ryukyu nel periodo Jomon per l'appunto (dal 10.000 a.C. al 300 a.C.); successivamente ancora con le immigrazioni di popoli arrivati dalla penisola Koreana nel cosiddetto periodo Yayoi (dal 300 a.C. al 300 d.C.) e nel periodo Kofun (dal 300 al 600 d.C.).

I cani immigrati in queste tre epoche della storia primitiva giapponese sono spesso classificati assieme e identificati come cani Jomon.

Nobuo Shigehara proseguì la ricerca con nuovi studi genetici. Studiò il patrimonio genetico di 120 cani dal periodo Jomon fino al periodo Kamakura (XIV secolo), e analizzò 124 cani giapponesi moderni e 54 cani non giapponesi, per accertarne le correlazioni filogenetiche.

I ricercatori guidati dal prof. Shigehara arrivarono quindi alla conclusione che i cani del periodo Jomon sono la base dei moderni cani giapponesi.

Il primo cane giapponese era piccolo, più o meno delle stesse dimensioni dell'attuale Shiba. Inoltre, i teschi si distinguono per un muso lungo e uno stop poco profondo (la depressione nell'area tra gli occhi che collega il naso e la fronte) o per l'assenza totale di stop.

Dal periodo Jomon al periodo Edo (quindi dal 600 al 1600 circa)  tutti i cambiamenti graduali che si possono osservare nei cani giapponesi fino ai tempi moderni non sono stati il ​​risultato dell'allevamento, ma piuttosto della selezione naturale. I ricercatori giapponesi citano ragioni culturali per questo fatto.

Alla fine del periodo Jomon fu introdotta l'agricoltura (la coltivazione del riso) dal continente asiatico, cambiando completamente lo stile di vita delle persone e di conseguenza l'importanza dei cani, che venivano utilizzati principalmente come cani da guardia.

La fase in cui una razza arriva alla sua forma caratteristica mediante l'allevamento selettivo è chiamata «formazione della razza», "selettivo" significa intensificare le caratteristiche della razza richieste ed eliminare i tratti indesiderati.

Il periodo classico di formazione della razza in Giappone va dal XVII al XIX secolo, che corrisponde al Periodo Edo.

Il periodo Edo non portò solo una fioritura culturale ma fu caratterizzato principalmente dal fatto che la scienza, l'arte e il tempo libero non erano più privilegio delle classi superiori ma erano accessibili a tutti. Per la prima volta in Giappone iniziava ad esistere qualcosa che oggi chiameremmo “cultura di massa”. Ciò includeva i cani.

 

 

I cani iniziarono a essere richiesti tra la gente comune anche solo per compagnia. In altre parole, si sviluppò una prima domanda di cani domestici e questa fu soddisfatta dagli allevatori.

Un secondo fatto molto più importante che promosse l'allevamento dei cani fu la diffusione della caccia in Giappone, che avvantaggiò soprattutto gli Shiba.

 

Lo Shiba veniva utilizzato per la caccia agli uccelli selvatici, per i quali era famoso in due funzioni:

-per stanare fagiani e altri uccelli dal terreno in modo che si rifugiassero sugli alberi (ageki-ryo = "alberatura");

-per la capacità di radunare le anatre in un posto abbaiando rumorosamente (yobiyose-ryo = "rintocco delle anatre").

Ecco quindi come nel tempo, a seconda del territorio e dell'ambiente in cui vivevano e degli usi per i quali venivano impiegati, si verificarono dei cambiamenti nei cani Jōmon fino a trasformarli gradualmente nelle varie forme che vediamo oggi.

 

Ricordiamoci che il Giappone è un insieme di isole e la conformazione del territorio ha sicuramente influenzato e facilitato lo sviluppo delle razze e la loro marcata differenziazione in maniera spontanea e naturale.

La fase di formazione della razza può considerarsi conclusa quando i regolamenti della razza vengono fissati in uno standard e riconosciuti da una delle grandi associazioni cinofile.

 

Nel caso dello Shiba questo coincide con la stesura dello standard Nippo del 1935, che fu inviato associazioni cinofile di tutto il mondo. Questo standard è stato poi rivisto nel 1987 e nel 1993 e da allora è vincolante per tutti gli allevatori di Shiba.

 

bottom of page